Pensiero del giorno 29 marzo 2024

 

Settima Parola

“PADRE NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO”(Lc 23,46)

Si spiega letteralmente la settima parola

Pater, in manus tuas commendo spiritum meum. Luc. 23.

 

«Egli, lanciando un forte grido, disse: Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito» (Lc 23,46).

“Padre”. Egli chiama meritatamente Dio suo Padre, perché era un Figlio che era stato obbediente al Padre suo fino alla morte, ed era giusto che il suo ultimo desiderio, che sicuramente sarebbe andato per essere ascoltato, fosse stato preceduto da un nome così dolce. “Nelle tue mani”. Nelle Sacre Scritture le mani di Dio significano l’intelligenza e la volontà di Dio, o in altre parole, la sua saggezza e potenza, o inoltre, l’intelligenza di Dio che conosce ogni cosa, e la volontà di Dio che può fare ogni cosa. Con questi due attributi come le mani, Dio fa tutte le cose e non ha bisogno di alcun strumento per compiere la sua volontà. San Leone dice: “La volontà di Dio è la sua onnipotenza” (Serm. ii. “De Nativ.”). Di conseguenza, presso Dio volere è fare. “Tutto ciò che ha voluto, l’ha fatto» (Sal 113,3). «A te affido». Affido la mia Vita alle tue cure, con la certezza che ritornerò quando verrà il tempo della mia risurrezione. “Il mio spirito”. C’è diversità di opinioni riguardo al significato di questa parola. Ordinariamente la parola spirito è sinonimo di anima, che è la forma, la sostanza del corpo, ma può significare anche la vita stessa, poiché il respiro è segno della vita.

Chi respira vive, chi smette di respirare muore. Se con la parola Spirito intendiamo qui l’anima di Cristo, dobbiamo guardarci dal pensare che la sua anima, nel momento della separazione dal corpo, era in pericolo.

L’anima di Cristo non era dentro tale esigenza, perché godeva della Visione Beatifica fin dal momento della sua creazione, era unita ipostaticamente alla persona del Figlio di Dio, e potrebbe anche essere chiamata l’Anima di Dio, e anche perché lasciò il corpo vittorioso e trionfante, oggetto di terrore per i demoni, e non un’anima futura spaventata da loro. Se la parola “spirito” viene quindi assunta come sinonimo di anima, il significato di queste parole di Nostro Signore “Vi affido il mio Spirito” è quell’Anima di Dio che era nel corpo come in un tabernacolo stava per gettarsi nelle mani del Padre, come in un luogo di fiducia, fino al ritorno nel corpo, secondo le parole del Libro della Sapienza:

«Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio» (Sapienza 3:1). Tuttavia, la parola accettata in questo passaggio è la vita del corpo. Con questa interpretazione la parola può essere poi ampliata. Adesso dono il mio soffio di vita, e quando smetto di respirare, smetto di vivere. Ma questo respiro, questa vita, la affido a Te, Padre mio, affinché tu possa presto restituirmela. Niente di ciò che tieni muore. In te tutte le cose vivono. Con una parola chiami tu e fai esistere cose che non c’erano e con una parola doni la vita a chi non l’aveva. Possiamo capire che questa è la vera interpretazione della parola del Salmo 30, uno dei versetti che Nostro Signore cita: “Traimi fuori dalla rete che hanno teso per me, perché tu sei il mio rifugio; nelle tue nelle mani affido il mio spirito» (Sal 30,5-6). In questo versetto il profeta intende chiaramente «vita» parola “spirito”, perché chiede a Dio di preservargli la vita, e di non subire la morte da parte dei suoi nemici. Se consideriamo il contesto del Vangelo, è chiaro che questo è il significato che Nostro Signore ha voluto dargli. Ebbene, dopo aver detto “Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito”, l’evangelista aggiunge: «Detto questo spirò» (Lc 23,46).

 

Fonte: Estratto da “Le Sette Parole di Gesù in Croce”, San Roberto Bellarmino, Libro II, Capitolo XIX, Venezia, 1802.

SANTA GIORNATA!