Pensiero del giorno 3 ottobre

Ave Maria!

Vangelo Lc 10, 25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Riflessione

Così come è formulata sembra una domanda alquanto bizzarra: “cosa fare per ereditare?”. Niente! Si è eredi per diritto naturale o acquisito, non per meriti contratti col fare qualcosa di particolare. Ma la vita eterna non è un diritto, né tanto meno una conquista. È puro dono di Dio che noi dobbiamo accogliere. Ecco il nostro impegno. “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti” rispose Gesù a quel giovane ricco che gli faceva la stessa domanda. L’obbedienza alla Volontà di Dio espressa nella Legge come risposta d’amore al dono di grazia del Padre. Per questo Gesù al dottore della Legge gli chiede cosa sta scritto nella Legge. La Legge è la legge dell’amore per Dio e per il prossimo e questo il dottore lo sa bene. “Tutta la legge infatti – dirà San Paolo – trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5,14). Anche Gesù lo aveva detto ad un altro dottore che gli aveva chiesto: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo, poi, è simile: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. “Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti” (Mt 22, 37-40). Amare Dio e il prossimo. Amare Dio, amando concretamente il prossimo. Tutto qui! “Fà questo e vivrai”. Si, ma non è affatto semplice, per l’uomo segnato dal peccato originale la cui cicatrice, cioè l’amor proprio, si oppone a ogni altro amore. Infatti il dottore, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Giustificarsi di cosa? Di non esser capace di amare. Ecco allora che dietro alla domanda sul prossimo, ce n’è un’altra: cosa vuol dire amare? E Gesù risponde a entrambe. Nel mondo ebraico al tempo di Gesù il prossimo era il membro del popolo ebreo per il quale valeva l’osservanza e l’applicazione della Legge. Esclusi dal concetto di prossimo e quindi dal dovere dell’amore erano i pagani, i samaritani e qualche volta il nemico o l’estraneo alla comunità di appartenenza. Gesù supera questo concetto giuridico, e descrivendo un caso concreto, rovescia la domanda e afferma chiaramente che “prossimo” è qualsiasi uomo verso il quale bisogna avvicinarsi con amore. “Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Amare dunque vuol dire “farsi prossimo” di ogni uomo che è nel bisogno. Il dottore lo ha capito e risponde: “Chi ha avuto compassione di lui”, ovvero il Samaritano, perché è andato al di là della Legge e dei pregiudizi sociali, culturali e religiosi. “Gesù gli disse: Va’ e anche tu fa’ così”. Ecco il vero nodo del problema: non si tratta semplicemente di amare ogni uomo, avvicinandosi per primi, ma di farlo nella modalità concreta di un servizio senza calcolo. Gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”.  Amare concretamente ogni uomo significa saper perdere per lui il proprio tempo, i propri averi, le proprie comodità, i propri progetti, fino a perdere la propria vita, proprio come ha fatto Gesù. Ma questo è possibile solo con Gesù e per Gesù, con la sua grazia, col dono del suo Santo Spirito.

SANTA GIORNATA!

Mese di Ottobre

3° giorno: Il Santo Rosario: Scuola del Vangelo