Pensiero del giorno 4 gennaio 2024

 

Naturalezza e semplicità

«Se il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce». La semplicità richiede chiarezza, trasparenza e rettitudine d’intenzione, ci evita di avere una doppia vita, di servire due padroni: Dio e se stessi. La semplicità, poi, richiede una volontà forte, che ci porti a scegliere il bene e si opponga alle tendenze disordinate di una vita esclusivamente materiale, dominando quanto di torbido e complicato c’è in ogni uomo. L’anima semplice giudica le cose, le persone, i fatti secondo un giudizio retto, illuminato dalla fede, e non secondo le impressioni momentanee. 

La semplicità è una conseguenza e una caratteristica della cosiddetta “infanzia spirituale” alla quale c’invita il Signore, specialmente in questi giorni in cui contempliamo la sua nascita e la sua vita nascosta: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini nella semplicità e nell’innocenza -non entrerete nel regno dei cieli». 

Volgiamoci al Signore come bambini, senza atteggiamenti ricercati o fittizi, poiché sappiamo che Lui non bada all’apparenza esterna, ma “guarda il cuore”. 

Sentiamo su di noi lo sguardo amabile del Signore, che è un invito all’autenticità, a comportarci con semplicità in una presenza, a parlargli in un’orazione personale, diretta, fiduciosa. Per questo nel rapporto con Dio dobbiamo fuggire ogni formalismo, anche se la vita di pietà ha “una sua correttezza” che ci suggerisce di mostrarci delicati, specie nel culto. nella liturgia; il rispetto non è convenzione, né mero atteggiamento esteriore, ma affonda le sue radici in un’autentica pietà del cuore.

Nella lotta ascetica dobbiamo riconoscerci quali siamo realmente e accettare i nostri limiti, capire che Dio li abbraccia con il suo sguardo e li ha presenti. E questo, lungi dal toglierci la pace, ci porterà a confidare di più in Lui, a chiedere il suo aiuto per superare i difetti, per raggiungere le mete che in questo momento vediamo necessarie per la nostra vita interiore, i punti che più stiamo curando nell’esame particolare e nell’esame di coscienza generale. 

Se siamo semplici con Dio sapremo esserlo con coloro che frequentiamo ogni giorno, coi nostri parenti, amici e conoscenti. Ed è semplice chi agisce e parla in stretta armonia con quello che pensa e desidera; chi si mostra agli altri così com’è, senza voler ostentare quello che non è o quello che non possiede. 

Dà sempre grande gioia incontrare un’anima schietta, senza pieghe né finzioni, nella quale si può aver fiducia. Per questa dote Natanaele meritò l’elogio del Signore: «Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità». Al contrario, in un’altra occasione, il Signore ci mette in guardia contro i falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci”, contro quanti pensano in un modo e agiscono in un altro.

 Nella convivenza quotidiana ogni complicazione mette ostacoli fra noi e gli altri, e ci allontana da Dio. Quell’ enfasi e quell’area di sufficienza, non ti si addicono: si vede che sono posticce. Prova, almeno, a non usarne con il tuo Dio, né con il tuo direttore, né con i tuoi fratelli: e, fra loro e te vi sarà una barriera di meno».

In maniera speciale dobbiamo manifestarci con completa semplicità nell’orazione, nella direzione spirituale e nella Confessione, parlando con chiarezza e trasparenza, col desiderio che ci conoscano bene, evitando le generalizzazioni, le circonlocuzioni, le mezze verità: senza nascondere nulla. Il Signore vuole che esprimiamo con semplicità quello che ci succede, le gioie e le preoccupazioni, i motivi della nostra condotta.

Fonte: Parlare con Dio, Francisco Fernandez Carvajal, Vol I, Ed Ares- Milano

 

SANTA GIORNATA!