Pensiero del giorno 4 settembre
Ave Maria!
IL VANGELO DI OGGI
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
UNA RIFLESSIONE PER TE
Domenica scorsa ci siamo lasciati dicendo che gli invitati al banchetto sono i poveri e gli esclusi. Spetta loro il Regno, perché sono come Gesù. Ora il Maestro dice al discepolo di vederci bene, se si trova tra quelli, perché stare con lui è necessario scegliere il suo stesso cammino verso il calvario. “Siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse: “Se uno viene a me e non odia – amare meno – suo padre, sua madre, i suoi figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. Siamo al cuore della catechesi, che si snoda nel viaggio verso Gerusalemme. Se le cose stanno così, chi salirà il monte del Signore? La forza di tale decisione è l’amore di chi è stato conquistato da lui. Tuttavia ad un impegno di tale portata, come la sequela di Cristo, non si può procedere impulsivamente e alla leggera, ma con la seria responsabilità di chi soppesa i mezzi alla sua portata prima di costruire una casa o dare battaglia. Gesù chiede apertamente al suo discepolo di staccarsi dalla famiglia e dai beni materiali, perché entrambi i casi possono condizionare, ostacolare e, a volte, impedire il discepolato. Così, chi vuole conservare la propria vita per sé, la perde; invece, chi la perde per lui, la ritrova. “Chi non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”. E’ vivere la propria situazione. E’ assumersi un cammino di amore al Padre, che si identifica in un generoso amore verso i fratelli sull’esempio di Gesù. Non chiudersi nel proprio cammino individuale. Ecco che cosa volle dire Gesù “portare la croce”. Ed egli sapeva che i discepoli l’avrebbero imparato, vedendolo.
UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!
Carissima amica ed amico, buongiorno e buona Domenica. Il grande tranello di ogni amore è la possessività. Quando Gesù parla di “odio”, usa questo termine solo perché è la propria tendenza a tenere stretti, imprigionati a sé, persone e cose che si amano; è questa tendenza da “odiare” ossia da eliminare. Gesù, infatti, non chiede affatto che si rinunci all’amore. Sarebbe in contraddizione con tutto il suo insegnamento e con la sua stessa vita. Chiede, invece, senza mezze misure, che si rinunci al possesso di tutti e di tutto ciò che è da amare, semplicemente, in splendore di gratuità. Questa mattina ti invito a chiedere a Gesù di vedere bene le ricorrenti “erbe maligne” di possessività presenti nella tua vita facendoti delle domande: Come amo mia moglie, mio marito, i figli, gli amici, il confratello, la consorella? “Pretendo” per me qualcosa da loro o cerco solo il loro bene? Nella preghiera rivolgiti al Signore con questa invocazione: “O mio Signore e mia libertà, dammi di conoscerti sempre più per desiderarti come l’Assoluto del cuore e della vita. Slegami, scollami, liberami da tutto quello che non è te e non è per te. Amen”.
Don Mario
BUONA GIORNATA E BUONA DOMENICA. IL SIGNORE TI BENEDICA
Mese dell’Addolorata
Che cosa dobbiamo fare nelle malattie?
Noi abbiamo pochissima fede, e perciò confidiamo più nelle creature che in Dio e nella nostra mamma celeste. Invece di entrare nel placido campo di abbandono in Dio e a Maria SSma, noi entriamo nella confusione della preoccupazione assillante che, anche umanamente diminuisce le forze di resistenza dell’organismo. Se intendessimo la potenza dei mezzi soprannaturali noi faremo ricorso prima di tutto a Gesù Sacramentato e invocheremmo la nostra Mamma divina.
Nelle malattie ricorriamo perciò ai sacramenti, alla preghiera a Maria Santissima Addolorata che sa compassionare le nostre pene. Compassioniamo i suoi dolori ed essa ci ripagherà lenendo i nostri.
Compassioniamo Maria ed Essa ci compassionerà nei nostri malanni e ci aiuterà. Maria non ebbe malanni, perché aveva un corpo perfettissimo e immune, ma essa li risentì tutti nel suo Cuore Addolorato, compassionando Gesù che li aveva caricati tutti nella sua Passione. Egli portò le nostre infermità, tutte, e fu il Giobbe Divino; Maria, sensibilissima nella squisita fattura del suo corpo e dell’anima sua, li risenti tutti nel suo dolore. Essa quindi ci compatisce quando noi la compatiamo, perché noi compatendola facciamo parte del Calvario e rinnoviamo in lei la sensibilità che ebbe allora è che ha ora nell’eternità di Dio, di tutte le nostre infermità. È un mistero meraviglioso, è un endosmosi e un esosmosi mirabile, per cui l’anima nostra fruisce, per così dire, in Lei e la sua materna carità rifluisce in noi. Non siamo dunque come abbandonati e reietti nei malanni; ricorriamo a Gesù e riceviamolo in noi, ricorriamo Maria e tocchiamo la delicatezza del suo Cuore Addolorato, amandola e compassionandola. Scenderà sulla nostra infermità un’onda di pace e, come da un aurora nascente dalla notte, il corpo sentirà la gioia della luce della speranza di una rinascita e nella morte, avvertirà la gioia dolcemente melanconica dei crepuscoli del tramonto della vita, che preludiano al giorno dell’eternità, senza dolori e senza ombre di morte. Con Gesù e Maria non dispereremo, non saremo nelle fuliginose tenebre di un malanno, ma saremo partecipi dell’immolazione di Gesù e dei dolori di Maria; saremo sul letto come sulla croce, e nelle angustie di un malanno tutti uniti a Maria Mamma nostra, al caldo della sua materna compassione.
Sac Dolindo Ruotolo