Pensiero del giorno 8 gennaio 2025
PREGHIERA DEL MATTINO
O Padre, il cui unico Figlio si è manifestato nella nostra carne mortale, concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto come vero uomo, di essere interiormente rinnovati a sua immagine. Amen.
IL VANGELO DI OGGI
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: “Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose: “Voi stessi date loro da mangiare”. Gli dissero: “Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?”. Ma egli replicò loro: “Quanti pani avete? Andate a vedere”. E accertatisi, riferirono: “Cinque pani e due pesci”. Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
UNA RIFLESSIONE PER TE
La fame è una delle esigenze primordiali dell’uomo e nel linguaggio biblico non significa solo il bisogno urgente del cibo quotidiano, ma di tutto ciò che occorre all’essere umano per vivere dignitosamente. Per questo i nostri progenitori erano stati posti nel giardino dell’Eden, dove trovavano tutto il necessario: la famigliarità con Dio e il cibo per nutrirsi senza fatica. Nel deserto lo stesso Dio interviene miracolosamente con la manna per sfamare il suo popolo. Gesù guarda la folla e si commuove per loro perché erano come pecore senza pastore. È significativa questa commozione: quella gente è affamata di verità, vuole e cerca un pastore, una guida sicura. La fame che attanaglia lo spirito è quella che crea maggiore sofferenza quando non è soddisfatta. Per questo il Signore si mise ad insegnare loro molte cose. Egli sa bene che la sazietà dell’anima è più importante di quella del corpo e a questa provvede per primo. Quando poi si tratta di sfamare l’appetito di tutta quella gente Gesù dà un mandato ai suoi: “Voi stessi date loro da mangiare”: egli detta così una qualifica missione per la sua chiesa. La vuole operosa nella carità, attenta a tutti i bisogni dell’uomo, sempre pronta a soccorrere in tutti i modi possibili. Possiamo dire oggi che tutti coloro che si riconoscono in Cristo, sentono urgente questo mandato e questa missione da compiere. La dottrina sociale della chiesa è diventata un chiaro punto di riferimento per molti, anche per coloro che spendono le loro energie nel politico. La chiesa per conto suo non smette di mostrarsi madre e maestra anche nel settore della carità e della giustizia, nella ferma convinzione di vedere sotto le spoglie del povero e dell’indigente la persona stessa del Cristo. C’è poi una sfida aperta per i suoi ministri prediletti, i successori degli apostoli. Gesù prima di diventare egli stesso pane spezzato sollecita i suoi a diventarlo. Dice loro: voi, dovete diventare pane per gli affamati. Dovrete dare voi stessi da mangiare!
UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!
Carissima amica ed amico, buongiorno. Le pecore ascoltano volentieri la voce del loro pastore, si radunano attorno a lui e si sentono accolte, comprese, protette e confortate. Il pastore vero, che non è un mercenario, non pensa a togliere loro la lana o il latte, o addirittura ad ucciderle. Il “pastore buono/bello” che è Gesù possiede al contrario la chiave per entrare nel loro cuore e le arricchisce della sapienza divina, come liberale dispensatore di tesori antichi e nuovi, estratti con incommensurabile prodigalità. Allo scendere della sera emergono i limiti della natura umana: si ha voglia di rientrare a casa, di distrarsi e riposare. E proprio allora il Signore opera la cosa più bella: quell’esigenza di intimità, di pienezza, di reciprocità divinamente abitata è lo specifico che Egli è venuto a portare sulla terra. In questo la differenza con gli altri rabbi, per quanto saggi ed ispirati: essi consegnano parole, dottrine, forse buoni esempi, Gesù viene a dare la vita, viene a dare se stesso! Questa mattina ti invito a riflettere sul fatto che noi discepoli di Gesù ci realizziamo nel donarci. Domandati: lamia “carità” è solo un tendere la mano, oppure sono capace di essere dono? Nella preghiera eleva al Signore il tuo ringraziamento: “Grazie, Signore, che mi dai l’opportunità di collaborare alla tua opera e di essere la tua presenza nell’oggi. Amen”.
BUONA GIORNATA E IL SIGNORE TI BENEDICA.