Pensiero del giorno 8 giugno 2023
Ave Maria!
Il primo e il più grande precetto
Gesù Cristo, nell’esporre allo scriba qual era il più grande precetto della Legge, cominciò a dire: Il Signore Dio tuo è un solo Dio, e poi soggiunse: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Dunque non possiamo formarci degli idoli con le nostre passioni né possiamo distrarre la nostra vita verso mete illusorie che non culminano in Dio. Si deve notare che Gesù Cristo non ci parla di Dio che chiamandolo Dio nostro: Il Signore Dio TUO è un solo Dio; amerai il Signore Dio TUO.
Pensare che Dio ci appartiene e che noi apparteniamo a Dio non è una cosa che deve intenerirci?
Come si può amare altri che Dio, quando si sa che Egli è nostro e noi siamo suoi?
Non è l’amore reciproco quello che lega gli sposi, i genitori e i figli? Rinnegare la propria sposa o il proprio sposo è adulterio; negarsi l’amore è colpa grave; disconoscere i genitori è un’ingratitudine somma, e noi saremo infedeli e ingrati a Dio, che è nostro e al quale apparteniamo?
Non si può amare Dio in un modo qualunque, contentandosi di rivolgergli solo qualche omaggio più o meno convenzionale; bisogna dargli tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente, tutte le forze, ossia bisogna orientare a lui tutta la nostra vita, i pensieri, la volontà, il cuore, le forze, l’anima.
Dunque, Egli deve regnare nel cuore come supremo nostro amore, nell’anima come nostra vita, nella mente come nostra sapienza, e nelle forze come nostro aiuto. Dunque, non si può dividere il cuore, avvilire l’anima fuori di Dio, sconvolgere la mente con le tenebre dell’errore e traviare le forze nelle miserie delle colpe.
Dunque, l’amore di Dio è totalitario e non può ammettere cessioni alle creature, o esse sono attratte nella sua orbita e s’illuminano della sua luce piena o sono miseri relitti di cataclismi che erano, quasi astri spenti, nelle tenebre della nostra nullità, con pericoli perenni alla corsa della nostra vita.
È un assurdo pretendere di amare Dio riservandosi delle zone dell’anima o, peggio, riservandole al peccato, all’egoismo, all’errore e all’immoralità. Questa è una verità della quale dobbiamo tanto persuaderci da assorbirla nella nostra vita.
L’amore vero, totalitario a Dio porta con sé l’amore vero al prossimo, e per questo Gesù Cristo disse che il secondo precetto era simile al primo.
Si ama il prossimo unicamente per amor di Dio, dandogli il cuore nella carità, l’anima nella fratellanza, la mente nella condiscendenza e le forze nello scambievole sostegno. Un cuore pieno d’amore di Dio è anche pieno di compassione per il prossimo, perché vede in esso l’immagine del Signore; lo rispetta perché sa che Dio lo rispetta con grande riverenza, lo guida e lo difende perché sa che Dio ne è geloso.
Nella misura in cui diminuisce nel mondo la fiamma dell’amore di Dio diminuisce quella dell’amore al prossimo, e quando il Signore è completamente dimenticato subentra nei cuori un egoismo crudele, capace dei grandi eccessi di barbarie dei quali la nostra storia contemporanea è piena.
Da: Don Dolindo Ruotolo, I quattro Vangeli, Apostolato Stampa, pag. 839-840
SANTA GIORNATA!