Pensiero del giorno 8 novembre 2024
PREGHIERA DEL MATTINO
Padre nostro che sei nei Cieli, si presenta davanti a me un nuovo giorno, che ricevo in dono dalle tue mani. Me ne servirò per il bene della mia famiglia, per il bene di coloro che mi sono cari e che tu mi hai affidato. Vorrei comunicare loro la tua bontà e la tua benevolenza nei miei confronti. Voglio contribuire alla loro salvezza temporale ed eterna, dimenticando me stesso. Lavoro e doveri mi aspettano. Sono pronto ad assumere il carico in modo consapevole. Fa’ che le mie azioni siano utili e fruttuose; riempimi di soddisfazione per il compimento della missione. Fa’ che tutte le mie azioni possano testimoniare la mia fedeltà e il mio attaccamento, e che contribuiscano così al più gran bene dell’umanità tutta, senza che io perda di vista la meta: essere un tuo buono e fedele servitore. Allora tu potrai dirmi: Vieni a prendere parte alla gioia del Signore! Amen.
IL VANGELO DI OGGI
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”.
UNA RIFLESSIONE PER TE
Il Signore Gesù, pur di rendere comprensibili si suoi messaggi di salvezza, ricorre anche al paradosso. Nel vangelo di oggi viene lodata l’astuzia di un autentico imbroglione, che, vistosi scoperto della sua infedeltà verso il proprio padrone e prossimo ad un licenziamento dal suo incarico, cerca, con abilità e scaltrezza, di accaparrarsi la benevolenza dei creditori, per poi sperare di godere della loro protezione. È fin troppo evidente che il Signore non vuole che imitiamo l’astuzia e ancor meno la disonestà dell’amministratore infedele. Vuole invece che, come figli della luce, ci adoperiamo alacremente, da veri sapienti per conseguire i beni migliori che lo stesso Signore vuole donarci. Egli ci ha avvertiti che «stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita». Per passare per una porta stretta occorre chinarsi e farsi piccoli, diventare umili, per poter percorrere una strada angusta occorre abilità, destrezza e prudenza. Ecco allora le virtù e la sapienza che Gesù vuole siano praticate dai suoi seguaci. «Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono». La violenza praticabile dal cristiano è il diuturno sacrificio con cui affronta gli ostacoli della vita, è l’abbraccio volontario della propria croce, è la salita faticosa verso il monte dei risorti. Abbiamo il conforto dello Spirito Santo di Dio che ci illumina e ci fortifica, ci rende astuti e sapienti, coraggiosi ed intrepidi. Se tanta pusillanimità ancora serpeggia nel mondo dei cristiani, dipende dalla mancanza di fede e di fiducia nel Signore, dalla mancanza di preghiera e dalla perenne tentazione dell’autosufficienza. Tutto ciò ci rende deboli e paurosi, rischia di riportare la chiesa nel buio della catacombe e soprattutto di subire passivamente tutte le angherie o cadere nei facili compromessi con il mondo. Forse è ancora vero che: «I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!
Carissima amica ed amico, buongiorno. Oggi Gesù non intende accusare un comportamento disonesto, né un’avidità di appropriarsi di beni non propri, ma desidera istruirci sull’avvedutezza. Gesù dice anche oggi a noi che se vogliamo il Regno di Dio, bisogna che siamo avveduti. Essere cristiano non vuol dire acquiescienza, tanto meno rinuncia all’intelligenza, al rigore professionale e all’impegno sociale. Non il buonismo ma la bontà che si fa intelletto di amore (per dirla con Dante) è servita da quell’avvedutezza che noi, figli della luce perché coscienti di essere figli di Dio, chiediamo al Signore di saper usare. Questa mattina ti invito a riflettere su queste parole di S. Ambrogio che possono aiutarti a comprendere meglio l’Istruzione che oggi Gesù ti rivolge: “E’ il proprietario che deve essere signore della proprietà, non la proprietà signora del proprietario! Ma chiunque usa del patrimonio di cui dispone a proprio arbitrio, e non sa dare con larghezza né ripartire con i poveri, costui è servo dei propri averi, anziché signore di essi. Perché guarda alle ricchezze altrui come se fosse un domestico, e non usa di esse come se fosse un signore”. Nella preghiera eleva la lode a Dio Padre; “Padre buono, che colmi di doni i tuoi figli perché possano sperimentare la gioia della condivisione, liberami da ogni forma di egoistico possesso e rendimi strumento del tuo amore. Amen”.
BUONA GIORNATA E IL SIGNORE TI BENEDICA.