Pensiero delgiorno 7 luglio2023

 

IL VANGELO DI OGGI

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Gesù li udì e disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

UNA RIFLESSIONE PER TE

Si china sui malati il Signore Gesù. Viene a chiamare a se i dispersi e i lontani affinché si formi un solo ovile sotto un solo pastore. La forza della sua voce non ha limiti, egli chiama chi vuole con toni imperativi per esprimere la sua signoria sull’uomo e l’intensità dell’amore che gli vuole manifestare. Oggi si accosta ad un pubblicano seduto al banco delle imposte. È Matteo che racconta la sua chiamata con sorprendente semplicità: Gesù passando lo vide e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì”. Sono tutti interessanti i particolari del racconto: c’è un uomo seduto, legato alla sua realtà umana, al suo mestiere, probabilmente non apprezzato da molti perché lo lega ad un modo pagano di cui tutti aborrono la presenza, c’è Gesù che passa e pone il suo sguardo su di lui. È, da quello che segue, uno sguardo di misericordia e di amore. Ci ricorda un episodio analogo quando, dopo il dialogo con il giovane ricco: “Gesù, fissatolo, lo amò”. È una costante in Cristo: il suo sguardo è sempre espressione di compiacenza, di misericordia, di predilezione. Sembra quasi che egli voglia così prima aprirsi un varco nel cuore dell’uomo per poi scandire il suo invito e fare la sua chiamata. Lo deduciamo dalla prontezza della risposta e anche dal convito festoso che segue. Ci sono però i soliti guasta festa, gli scribi e i farisei, i quali chiusi nella loro visione purista ed elitaria, non vogliono comprendere che il Regno di Dio è aperto a tutti senza riserva alcuna. Matteo, protagonista del felice incontro, trae dalla sua storia motivi di insegnamenti perenni ed universali e raccoglie dalla bocca di Cristo la sua dichiarazione finale, che smentisce i contestatori e riapre i cuori di tutti alla festa senza fine: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Ecco finalmente la grande apertura di cui avevamo bisogno per comprendere appieno la missione di Cristo e la infinita misericordia del Padre. Così è stata abbattuta la barriera del peccato, così abbiamo potuto comprendere il valore e la gioia del perdono, gratuitamente offerto, perché redenti da Cristo. Così si è riaccesa la speranza anche per i più lontani, così le porte del regno si sono riaperte per tutti. Per quei gesti di misericordia abbiamo visto e vediamo ogni giorno ritornare affaticati e logori tanti figli, che si erano allontanati dalla casa paterna; così, come è avvenuto per Matteo, abbiamo scorto nella schiera dei chiamati tanti e tante provenienti da esperienze mondane di ogni genere e recuperati da quello sguardo di Cristo e sollecitati da quel “Seguimi”. Ci ha scelti dalla schiera dei malti e dei peccatori perché a nostra volta avessimo il cuore sempre aperto alla misericordia.

E UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!

Carissima amica ed amico, buongiorno. “Gesù, passando, vide un uomo”. Quanto è diverso il suo sguardo dal nostro! Noi vediamo classificando in base a ciò che l’altro “fa” o “possiede”. Vediamo l’ingegnere, l’impiegato, il ministro. Oppure vediamo il ricco, il povero. Aspetti esteriori, che non colgono ciò che uno è in sé, nelle profondità più vere e più nascoste del suo essere. Peggio ancora quando, nel tentativo maldestro di scandagliare quel mistero insondabile che è la persona, indichiamo nell’altro colui che sbaglia: il peccatore… L’unico che “ci scruta e ci conosce” fin nelle pieghe più recondite, si astiene dal farlo, perché attraverso il suo sguardo “non giudicante” vuole restituire l’uomo, ogni uomo, alla sua dignità. Per questo che anche il mio, il tuo sguardo non giudicante, ma amante, anche oggi può operare miracoli, far riemergere dagli abissi in cui si è sventuratamente caduti, rilanciare nell’avventura della vita, facendone riscoprire la positività e, quel che più conta, facendo prendere coscienza del proprio inalienabile valore. Questa mattina ti invito a domandarti cosa vedi nell’altro, in particolare in chi ti vive accanto e se il tuo sguardo è viziato dalla presunzione di “conoscerlo”. Prova a metterti in sintonia con lo sguardo di Dio, assumendo un atteggiamento “adorante” di fronte all'”immagine” che egli stesso si è plasmata. Nella preghiera invoca il Signore con questa supplica: “Il quotidiano incontro con te, Signore, presente nell’Eucaristia e nella Parola, purifichi il mio sguardo così che sappia riconoscerti e adorarti anche nel segno sacramentale del fratello. Aiutami a non vedere più il “peccatore”, ma l'”uomo”. Quell’uomo in cui tu hai impresso la tua immagine e che hai redento con il tuo sangue. Amen”.

Don Mario

BUONA GIORNATA. IL SIGNORE TI BENEDICA