Pensierodel Giorno 14 aprile 2023

 

Venerdì fra l’ottava

Costanza nell’apostolato

Gli apostoli erano passati da Gerusalemme alla Galilea, come aveva indicato loro il Signore. Si trovavano presso il lago: lo stesso luogo (o uno simile) dove un giorno Gesù li aveva incontrati e li aveva invitati a seguirlo. Erano tornati alla loro vecchia professione, quella che svolgevano quando il Signore gli aveva chiamati. Gesù li ritrovò, dunque, di nuovo al lavoro. «E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli». In totale sette. Era l’ora del crepuscolo. Altre barche erano già uscite per la pesca. «Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla». All’alba, “Gesù si presentò sulla riva”. Gesù Risorto era andato in cerca dei suoi per confermarli nella fede e nella sua amicizia, e per continuare a spiegare loro la grande missione che li aspettava. «Ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù». Non lo riconobbero. Erano lontani un centinaio di metri, e a quella distanza, in controluce, non distinguevano bene i lineamenti di un uomo; lo udirono, però, quando levò la voce. «Figlioli, non avete nulla da mangiare?» domandò loro il Signore. «Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”». E Pietro obbedì: «La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci». Giovanni confermò la certezza intima di Pietro: rivolgendosi a lui gli disse: «E’in Signore!». Pietro che fino a quel momento si era trattenuto, scattò, come spinto da una molla. Non aspettò che la barca giungesse a riva. All’udire che era il Signore si cinse ai fianchi la veste e si gettò in mare. «Gli altri discepoli, invece, vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri». Fu l’amore che fece riconoscere a Giovanni il Signore sulla riva: «E’il Signore.

È l’amore, l’amore che vede da lontano. L’amore è il primo ad avvertire le delicatezze del Signore. L’apostolo adolescente, con la forza del suo schietto affetto per Gesù- perché amava Cristo con tutta la purezza e tutta la tenerezza di un cuore intatto-, esclama: “E’il Signore”».

Nella notte- da soli- senza il Signore, avevano lavorato invano. Avevano perso tempo. Al mattino, con la luce, quando il Signore li ebbe illuminati con la sua Parola, orientando il loro lavoro, ritirarono le reti piene di pesci.

Nella nostra giornata succede la stessa cosa. Senza Cristo, il giorno è buio; il lavoro, sterile: un’altra notte, una notte vuota, un giorno come un’ altro della nostra vita. I nostri sforzi non bastano, abbiamo bisogno di Dio perché diano frutto. Uniti a Cristo, vivendo alla sua presenza, le nostre giornate si impreziosiscono. Il dolore, la malattia diventano un tesoro che dura oltre la morte; il vivere accanto agli altri si trasforma, con Gesù, in innumerevoli occasioni di fare il bene: piccole attenzioni, parole di incoraggiamento, cordialità, appoggio.

La tragedia di un cristiano comincia quando non vede Cristo nella sua vita, quando l’orizzonte si oscura per la tiepidezza, il peccato o la superbia; quando fa le cose come se Cristo non fosse insieme a noi, come se non fosse risuscitato.

Dobbiamo invocare forte la Vergine, per riuscire a riconoscere il Signore in mezzo ai fatti della vita; per poter dire molte volte: «E’ il Signore!». E questo nel dolore e nella gioia, in ogni circostanza. Accanto al Signore, uniti a Lui, saremo apostoli, in mezzo al mondo, in ogni ambiente e situazione.

Da: Francisco Fernandez Carvajal, Parlare con Dio, Vol II, Ed. Ares

SANTA GIORNATA!