Il Dono del Cuore di Gesù

IL DONO DEL CUOR DI GESÙ

di San Pier Giuliano Eymard , Libro I

Se tu conoscessi il dono di Dio! (Giovanni, IV, 10).

Gesù è giunto al termine di sua vita mortale. Il Cielo richiede il suo Re: egli ha combattuto abbastanza; è tempo che trionfi.

Ma non vuole Gesù abbandonare la sua giovane famiglia, i figli di sua conquista. Me ne vado e ritorno a voi, dice agli Apostoli. Ritorni, Signore? partendo, rimani? e per qual meraviglia della Tua potenza?

E’ il secreto, è l’opera del Suo divin Cuore. Gesù avrà due troni: uno di gloria in cielo, di bontà l’altro e dolcezza sulla terra; due corti: quella celeste, trionfante, e quella terrena, dei suoi redenti. Però, osiamo dirlo, se Gesù non avesse potere di rimanere a un tempo quaggiù ed essere in Cielo, preferirebbe dimorare con noi al risalire lassù senza di noi. Certo, ben dimostrò che a tutta la gloria antepone l’ultimo dei poveri suoi redenti, e che sua delizia è trovarsi con i figli degli uomini.

In quale stato rimarrà Gesù con noi? come di passaggio? di tanto in tanto? No, in modo permanente, per sempre.

Or ecco levarsi un’ammirabile lotta nell’anima di Gesù Cristo. La divina Giustizia osserva: non è compiuta la redenzione? fondata la Chiesa? l’uomo ha la grazia e il Vangelo, la legge divina e l’aiuto per praticarla. Risponde il Cuore di Gesù: Quel che basta alla redenzione non è abbastanza per il mio amore; non è paga una madre di mettere alla luce il suo bambino, lo nutre, lo educa, l’accompagna ovunque. Amo gli uomini più che la miglior delle madri ami il suo figlio: resterò con essi!

E sotto qual forma? Sotto la forma velata del Sacramento. A tale umiliazione, più profonda che nell’Incarnazione, più immolante che nella stessa Passione, vuol opporsi la divina Maestà: la salvezza dell’uomo ne esige cotali abbassamenti!

Ma il Sacro Cuore risponde: Voglio velarmi, coprire la mia gloria, perché lo splendore di mia persona non rattenga i miei poveri fratelli dall’accostarsi a me, come già la gloria di Mosè; voglio nascondere le mie virtù che umilierebbero l’uomo e lo farebbero disperare di poter mai imitare un modello sì perfetto: Così più facilmente egli verrà a me, e, vedendomi discendere sino al limite del nulla, con me si abbasserà: avrò diritto d’inculcargli con più forza: impara da me che sono dolce ed umile di cuore.

E con qual mezzo si perpetuerà Gesù?

Nel mistero dell’Incarnazione intervenne l’opera dello Spirito Santo. Nella Cena operò Gesù stesso. Ora, chi sarà degno di compiere un tal mistero? Un uomo: il Sacerdote!