Pensiero del giorno 19 settembre 2023

 

MARTEDI’ 19 SETTEMBRE

S. GENNARIO, VESCOVO, E COMPAGNI, MARTIRI.

PREGHIERA DEL MATTINO

Dio, che ci rallegri coll’annuale solennità dei tuoi santi Martiri Gennaro e Compagni; concedi benigno; che, come siamo rallegrati dai loro meriti, così siamo infiammati dai loro esempi. Amen.

IL VANGELO DI OGGI

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: “Non piangere!”. E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Giovinetto, dico a te, alzati!”. Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo”. La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

UNA RIFLESSIONE PER TE

Il miracolo della risurrezione del figlio unico della vedova di Nain si presenta, nel Vangelo di San Luca, con degli aspetti particolari. Lo stesso evangelista descrive la situazione in modo preciso, tale da sottolineare alcuni aspetti non marginali. Gesù si reca a Nain, cittadina non lontana da Nazareth, con il seguito dei discepoli e di una grande folla. Gesù si sta rivelando ai suoi discepoli come il vero Messia, e questo produce evidentemente grande interesse. Le aspettative antiche e le profezie già annunciate sembrano realizzarsi in Gesù, in un modo – però – non immediatamente percepibile. Gesù incontra un’altra folla: è il corteo funebre che accompagna un giovinetto morto. La madre del giovinetto è una vedova, inconsolabile. Questa è la folla di chi cerca di darsi ragione per un destino crudele. Una madre ed un Figlio si incontrano; due folle assistono a questo incontro; due folle con i loro interrogativi, i loro dubbi ed i loro perché sulla vita. Ecco l’incontro, tra il semplice e l’accogliente. In poche parole, in pochi gesti, Gesù esprime tutta la sua umanità e divinità. La resurrezione del giovinetto e la sua restituzione alla madre sono il segno del Mistero Pasquale di Cristo che è donato alla chiesa. Gesù risponde, quindi ai suoi discepoli, preannunciando una salvezza che si realizza cogliendo nella fede il suo Mistero. Egli è il padrone della vita e della morte e con la sua morte ci dona la vita eterna. Con il dono della vita dato al giovane e poi restituito alla madre, Gesù indica che nella chiesa il dono della vita si realizza per tutti. La folla piangente che segue la madre può rappresentare l’umanità completa, di tutti i tempi e di tutti i luoghi che cercano risposte e senso alla propria esistenza. Il messaggio di salvezza di Gesù nell’annuncio pasquale rispondono in pieno alle angosce ed ai dubbi dell’uomo moderno.

UNA PROPOSTA PER …”VIVERE”… LA PAROLA!

Carissima amica ed amico, buongiorno. Ciò che colpisce in questa pericope, non è solo il fatto che la Parola di Gesù, come sempre, è di una forza tale da operare prodigi. Quello che l’evangelista Luca vuol sottolineare è anche altro: l’umanissima sensibilità del cuore di questo Rabbi di Nazareth: trasparenza di quella misericordia e compassione che è il cuore stesso del Dio tre volte santo. E non è inutile notare che questo episodio è stato ‘registrato’ solo da Luca tra gli evangelisti, quel Luca, medico e pittore, che, non a caso, la più antica tradizione ha chiamato “scriba misericordiae” (colui che scrive e tramanda con cura ciò che, in Gesù, è rivelativo di compassione e misericordia). L’espressione: “Giovinetto, dico a te “ALZATI”(…, e lo diede alla madre”, è identico a quello che incontriamo nel Libro dei Re quando racconta della risurrezione del figlio della vedova da parte del profeta Elia. Non a caso il popolo, stupito, esclamerà di Gesù: “Un grande profeta è sorto tra noi”. Eppure Gesù è ben altro, ben di più! E Luca per la prima volta dopo il racconto della nascita, lo chiama “Signore”. Ecco, incontrarlo come Signore di misericordia, talmente compassionevole da chinarsi sul nostro dolore, su quello che a volte sembra schiavizzarci il cuore, nell’intento di far “risorgere” in noi l’uomo, la donna di speranza, è quello che la Parola vuol dirci. Questa mattina ti invito a far risuonare come rivolta a te l’espressione di Gesù: “Non piangere”. Chiedi non solo di essere consolato in profondità dentro quelle intime lacerazione che forse tu solo conosci, ma ti esponi ad essere “toccato” nel cuore. Nella preghiera, rivolgi al Signore questa supplica: “Signore, qualche volta, nel mio intimo sono una “bara” ambulante. “Bara” che mi rinchiude è sfiducia: in me, negli altri, in tutto e in tutti. O Signore, mio Signore di vita e di misericordia, ridestami alla speranza e certezza che sempre posso contare su di Te e che in Te e per Te, rifioriscono in me la possibilità di consolare gli altri. Amen”.

Don Mario

BUONA GIORNATA E IL SIGNORE TI BENEDICA.